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A poco più di un anno dallo scoppio della pandemia, il bilancio dei suoi effetti sul lavoro non è confortante, soprattutto se si guarda all’aumento della disoccupazione e del gender gap. Le categorie più colpite dall’emergenza sanitaria sono state quelle che già erano lavorativamente più svantaggiate: le donne e i giovani. In particolare, abbiamo assistito ad un incremento del carico di lavoro venutosi a sommare alle responsabilità familiari soprattutto per le donne con figli. La percentuale di donne che ha perso il lavoro nel 2020 è stata doppia rispetto a quella degli uomini e il divario occupazionale di genere che si era creato durante il lockdown non è stato colmato.

Un bilancio difficile che ci obbliga, come Paese, a uscire da questa impasse. Il 2021-22 dovrà essere il biennio della ripartenza anche per l’occupazione e la leadership femminili, attraverso politiche di promozione e di sostegno che siano concretamente capaci di invertire la rotta. La speranza arriva anche dal Recovery plan che prevede “un investimento significativo sui giovani e le donne”. Nel Piano infatti è stata inserita la clausola per favorire l’occupazione giovanile e femminile nonché misure di ampliamento dell'offerta di asili, il potenziamento della scuola per l'infanzia e il miglioramento dell'assistenza ad anziani e disabili che aiuteranno indirettamente le donne, che spesso devono sostenere la maggior parte del carico assistenziale delle famiglie.