Una squadra per portare più investimenti

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"Il Piemonte ha tutte le carte in regola per attrarre multinazionali estere sul territorio, ma spesso si trova a fare la partita senza poter giocare davvero sudi un tavolo comune". Ad affermarlo è Enrico Maria Rosso, Rappresentante Locale AmCham Italy per la città di Torino, nel suo articolo apparso sul settimanale "L'Economia del Corriere Nord Ovest".
"Perdonate la metafora. Ma nella lista delle occasioni perse degli ultimi anni, spesso, si è avvertita la netta sensazione che a mancare non sia stato un ecosistema forte e diffuso (per atenei, capacità manifatturiera e capitale umano non ci batte nessuno) quanto una regia comune debole e frammentata, senza un vero e proprio ambassador per gli investimenti esteri. Prendo ad esempio il caso americano. Negli Stati Uniti esiste il Select US, una task force che identifica le aziende estere più interessanti e interessate a investire, e che le accompagna in tutto e per tutto, dal sistema creditizio a quello istituzione, nell'atterraggio nel Paese. Dati alla mano: da noi qualcosa non ha funzionato a dovere. Le statistiche dell'Osservatorio imprese estere in Italia di Confindustria e della Luiss parlano chiaro: un terzo dei dipendenti italiani di grandi aziende estere vivono e lavorano in Lombardia. In Piemonte ci sono solo l'8%. Non siamo messi affatto male nella graduatoria nazionale, terzi dopo il Lazio. Ma possiamo fare molto di più. Nel libro dei sogni ci sono tante ricette che potrebbero essere utilizzate per agevolare gli investimenti: sgravi per 5 anni per chi investe e assume, fino a incentivi per chi rigenera aree dismesse. Nella realtà mi piace guardare agli esempi più positivi. A Torrazza, dove la coesione territoriale ha permesso l'investimento di Amazon e a Villastellone,. dove il Centro ricerche di Petronas è un'eccellenza mondiale. Non sempre è così. Anzi in alcuni ambienti sopravvive una forma sospetto verso le big estere, temendo che queste svilupperebbero radici meno stabili nel territorio in cui si insediamo. Ma non serve levare gli scudi. Anzi, bisogna lavorare per far radicare queste radici. E allo stesso tempo far crescere le nostre aziende, per farle diventare multinazionale estere. Il nostro problema non è che ci sono troppe multinazionale. E che ce ne sono troppo poche. E qui vengo al caso Intel e all'ipotesi di insediamento in Italia".