Simone Crolla: perchè c'è bisogno di un nuovo patto transatlantico

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L'invasione dell'Ucraina ha posto fine alla globalizzazione per come eravamo abituati a conoscerla. Dovremo ulteriormente ripensare le catene del valore per far fronte a un conflitto che rischia di protrarsi nel tempo. Una guerra militare ed economica, geopolitica e geoeconomica, che coinvolgerà il credito e la finanza, l'energia e la disponibilità di materie prime. Per l'Occidente è la prova di maturità, in questa battaglia finale (o iniziale) tra democrazie e regimi autoritari. Lascia ben sperare la rapidità con cui si è compattata un'alleanza globale di democrazie, che ha imposto a Putin un pacchetto di sanzioni senza precedenti e ha isolato la Russia dal consesso internazionale.
Una risposta che testimonia la centralità del campo di battaglia economico e finanziario nella guerra moderna ed evidenzia la stretta integrazione economica che lega Stati Uniti ed Europa. Un legame storico, tanto che è tornato all'ordine del giorno dell'agenda atlantica il Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP), dopo i recenti messaggi di apertura da parte del Ministro delle Finanze tedesco Lindner. Tuttavia, come sottolineato da Marjorie Chorlins, Senior Vice President for European Affairs della US Chamber of Commerce, nel corso dell'incontro plenario delle AmCham europee a Bruxelles di qualche giorno fa, bisognerà cercare un nuovo accordo, dopo che il precedente era stato ‘congelato' più per volontà politica di Francia e Germania che degli USA. Un agreement che, nelle sue più nobili intenzioni, sarebbe servito ad allineare le economie europea e statunitense, riducendo i dazi, omologando gli standard normativi e favorendo gli scambi commerciali sull'Asse transatlantico. D'altronde, parliamo di 16 milioni di posti di lavoro, 6 trilioni di dollari di merci e servizi e un terzo del PIL globale.
*Tratto da "Il Sole24Ore" del 19 Aprile 2022